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Così come gli Stati nazionali dell'Europa moderna si sono costruiti mediante laboriosi rapporti con i poteri religiosi delle Chiese, anche il processo di unificazione europea (giunto faticosamente al suo sessantennio) non ha potuto - e non può - fare a meno dell'apporto delle religioni. Che oggi non è più diplomatico o politico, ma educativo - a valenza culturale, civica, etica - offerto mediante una complessa tipologia di modelli di istruzione religiosa che da un paese all'altro, da una Chiesa all'altra, da un decennio all'altro, si rivelano come la cartina di tornasole di una società europea prima maggioritariamente "cristiana", poi via via secolarizzata e, infine, post-secolare. Il volume presenta una ricognizione sui sistemi educativi del continente, utile per rintracciare le fasi dell'evoluzione subìta dagli insegnamenti in materia di religione, ma anche per individuare, oltre il mosaico dei modelli didattici, le ragioni delle politiche educative adottate da governi, Chiese, associazioni religiose e filosofiche e organismi dell'Europa unita, per negoziare, promuovere, gestire una "cultura religiosa" a misura della scuola pubblica, che deve educare alla nuova cittadinanza in contesti di multireligiosità. «L'insegnamento religioso, se è raccomandabile che abbia anche una funzione sociale, deve, prima di tutto aiutare gli studenti a rendersi conto che la religione ha dimensioni e identità sue proprie e che le norme religiose non possono essere scambiate con quelle civili né, tanto meno, con quelle giuridiche.» (L. Pazzaglia)