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"Bisogna anzitutto inquadrare il personaggio, e non è facile. Dunque: Paolo De Benedetti, come dice il nome, è di origini ebraiche ma è nato in una famiglia non so da quanto ormai cristiana, e come cristiano è spirito religiosissimo (ha scritto libri e diretto collane di argomento religioso). È il cristiano più giudaicizzante che abbia mai conosciuto e naturalmente doveva finire come biblista e professore di cose giudaiche in una facoltà teologica. Come se non bastasse, è lo spirito più talmudico che esista". Con queste righe, Umberto Eco - che già aveva preso a modello PDB per tracciare la figura del redattore Diotallevi ne "Il pendolo di Foucault" - ha scritto, anticipatamente, la più perspicua introduzione a questa raccolta di scritti di De Benedetti sul lavoro editoriale. Scritti - seguiti dalla bibliografia curata da Agnese Cini Tassinario - dedicati al lavoro editoriale, con il ricordo di due editori come Valentino Bompiani e Stefano Minelli, e che appaiono, a ogni lettore attento, un "possesso per sempre" per chi si accosti all'editoria e al mondo dei libri.