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Il problema della storia s'impone nei momenti di crisi, e conduce a interrogarsi sul significato del proprio destino. È il motivo di fondo della riflessione di Jean Daniélou, sviluppato in questo classico della teologia cristiana della storia e nel confronto con le diverse prospettive filosofico-teologiche. Da una parte vi sono le concezioni progressiste ed evoluzioniste per le quali il tempo è in se stesso creatore di valore; queste però privano l'uomo della sua responsabilità, giacché il progresso è ineluttabile. Dall'altra le filosofie esistenzialiste fanno della libertà il valore supremo, con un esito altrettanto pericoloso. Per il cristiano la libertà non si compie e non si realizza che inserendosi in un ordine: l'unico ordine in cui essa possa iscriversi senza annullarsi è quello di Dio, del Mistero della storia. Una visione che non minimizza l'importanza dei valori terreni - e in particolare dell'azione politica - a vantaggio dei valori soprannaturali, ma, in contrappunto a una falsa mistica dell'azione temporale, mostra come il piano di Dio a confronto prima di tutto con quello degli uomini generi la speranza dell'agire terreno.