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Si inanellano in questi saggi inediti di Xavier Tilliette - fra i maggiori interpreti dell'Idealismo tedesco - i cenni per una metafisica della morte come sconfinamento dell'io che sporge sull'oltre: "la questione dell'aldilà non è legata unicamente né in via primaria al destino dell'anima dopo la morte. Essa riguarda i limiti del mondo e tutto quanto è inaccessibile alla nostra presa, ciò che la conoscenza coglie solo in immagine. È l'oceano che si abbatte sulle nostre rive, per esplorare il quale non abbiamo né barche né vele". Quasi che il rallentare del tempo e lo scolorire della memoria sempre più lo avvicinassero alla lucidità dei sapienti, nel chiaroscuro del raccoglimento, con gli occhi del poeta e la profondità del filosofo, Tilliette sa sostare sulla soglia: tra la memoria e il mistero, l'io e la morte, la tristezza del finito e la meditazione sull'immortalità. Pagine di intensa spiritualità, in dialogo con i classici: da Bergson a Schelling - l'autore di una vita - a Hölderlin, Novalis, Jean Paul; dalla poesia di Rilke alla filosofia di Gabriel Marcel, guida quasi dantesca che qui conduce nell'aldilà come esercizio del limite del pensiero umano.