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Per stile documentario si intende una pratica fotografica in cui l'artista scompare per lasciar spazio ad autentici "duplicati del mondo", l'esigenza basilare di fotografare "le cose così come sono", la volontà di accettare il mondo così com'è, senza alterare il soggetto che si presenta davanti alla macchina fotografica. Ma come interpretare questa neutralità efficace? Come quest'assenza dell'autore ha suscitato l'eccesso di presenza dell'opera? Per quale alchimia la cancellazione radicale dell'artista è potuta diventare il culmine dell'arte? Olivier Lugon ha dedicato molti anni allo stile documentario. Ha lavorato sul fondo Sander, spulciato gli archivi della Farm Security Administration, interrogato i sopravvissuti. Ha letto i periodici, la corrispondenza, i cataloghi, i libri scritti tra le due guerre. Ha messo insieme una massa d'informazioni senza pari perché il paradosso dello stile documentario non può chiarirsi se non attraverso il contesto istituzionale, estetico e politico di quel periodo, indagando la maniera in cui, all'interno del mondo fotografico, si è effettuato il passaggio da un sistema che opponeva arte e documento a un sistema che li associa.