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Consegnare alla memoria storica una delle figure più emblematiche e discrete della resistenza italiana al fascismo, questo l'obiettivo della biografia che Alfonso Bellando ha dedicato a Umberto Morra di Lavriano (1897-1981), aristocratico di fede repubblicana, cosmopolita e progressista, scrittore versatile e indolente, intellettuale engagé e appartato. Una 'resistenza', quella del Morra, della ragione e della morale ancor prima che politica, educata sugli alti esempi degli amici Gobetti, Rosselli, Salvemini; resistenza a un fascismo che va ben oltre la tragica ma contingente vicenda mussoliniana, per divenire una categoria generale: stupidità, arroganza, intolleranza, coercizione, violenza senza altri attributi. Bellando, che ha potuto conoscere Morra a fondo, anche in ragione dell'impegno comune nella Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale, ricostruisce con passione e rigore le alterne fasi della vita di questo 'cittadino del mondo'; una vita piena, vissuta in prima linea nella difesa e nel rispetto dei valori e delle idealità dell'uomo. Ma una vita vissuta anche in perenne e critica auscultazione di se stesso, nella sfera gelosa e riservata di una coscienza vigile e rigorosa, sempre insoddisfatta. È a persone come Umberto Morra di Lavriano, spesso sottratte alla nostra memoria proprio perché così difficilmente classificabili nella loro pienezza umana, e così defilate dai clamori della cronaca, che dobbiamo in primo luogo la sopravvivenza di una specie sempre minacciata: quella degli uomini liberi. Prefazione di Norberto Bobbio.