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Tra gli autori più rappresentativi della letteratura mitteleuropea del Novecento, Franz Werfel resta forse il meno conosciuto, nonostante il grande, ancora recente successo di alcune sue opere come "Una scrittura femminile azzurro pallido". Praghese di nascita, come Rainer Maria Rilke e Franz Kafka, Werfel arrivò alla fama internazionale con "I quaranta giorni del Mussa Dagh", in quel fatidico 1933 che portò Hitler al potere, e che ebbe tra le conseguenze più immediate e disgustose i roghi dei libri che coinvolsero le opere di Werfel insieme con quelle di altri grandissimi scrittori come Stefan Zweig, Arthur Schnitzler, Max Brod, Bertolt Brecht e tantissimi altri non solo di lingua tedesca. Il presente volume raccoglie tutta una serie di racconti rimasti inediti o pubblicati su rivista, tutti mai prima d'ora tradotti in italiano. Sospesi tra realtà e mondo onirico, tra ricordi autobiografici e satira, questi racconti coprono l'intero arco della produzione narrativa di Werfel, dagli esordi espressionisti - ben esemplati dal duro racconto di apertura, "Il gatto", che Werfel non volle mai pubblicare - fino agli anni della maturità, quando la sua scrittura assume un tono più "classico" e disteso, senza peraltro mai rinunciare al profondo scandaglio psicologico dei personaggi, uno dei motivi principali della sua grandezza di scrittore.