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«... Oltrepassata la metà del cammino della sua vita l'autore trova una poesia dell'immanenza, della ragione che illumina le cose, non venata dal triste disinganno, quanto dall'entusiasmo della scoperta. Dall'infinitamente grande all'infinitamente piccolo, ogni elemento è in divenire, una continua mutazione di combinazioni della tabella periodica sotto svariate forme. Ciò che il libro cerca nel verso è proprio l'equilibrio di spazi e di tempi, di grandezze, che si fa misura del dettato ed equilibrio interiore. Se il demone inquieto è per ciascuno il proprio modo di essere, il libro cerca di venirne a capo, scovando il filo conduttore che lega l'esserci in mezzo a tante cose nello scorrere dell'esistenza, trascorsa - nel caso dell'autore - come un Ulisse che vaghi per il mondo, fino a far ritorno alla sua Itaca...» (Dalla prefazione di Tommaso Lisa)