Tab Article
«Come altri, in una tradizione riconoscibile, anche Evgenij Michajlovi? Solonovi? potrebbe dichiarare la propria Musa modesta, priva di enfasi, familiare quasi, di certo ostile ai sovrattoni. Eppure, dal maggiore fra i traduttori russi di letteratura e soprattutto di poesia italiana, sarebbe plausibile attendersi citazioni, incursioni nel territorio della nostra cultura (...) Nulla di questo traspare né affatica la poesia meditativa e insieme colloquiale di un tardivo esordiente, che ha quasi atteso di esaurire il proprio debito con la letteratura italiana, per scrivere ora parole proprie sul mondo, su ciò che abbiamo intorno e su ciò di cui la vita ha lasciato tracce (...) La sobria poesia di Evgenij Solonovi? ha il disincanto dell'età, del tempo vissuto, solcata a tratti dal secco lampeggiare che è stato di certa poesia montaliana, così prossima al suo "traduttore giurato", "goffo scassinatore di metafore", screziata da locuzioni familiari, proverbi, prosaismi, allusioni rapidissime alla tradizione letteraria russa...» (Dalla prefazione di Caterina Graziadei)