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Secondo romanzo pubblicato da Joseph Roth dopo l'esordio de "La tela di ragno" (1923), "Hotel Savoy" (1924) ne condivide il carattere corale e profetico. Se nel primo romanzo si configura la nascita e il carattere del nazismo, tema di Hotel Savoy è il clima di disfacimento dell'Impero austro-ungarico successivo alla prima guerra mondiale, che di quel movimento creò le condizioni. Gabriel Dan, il narratore della vicenda, ex prigioniero di guerra in Russia, affronta, come migliaia di suoi commilitoni, il terribile viaggio di ritorno verso una casa della quale ignora il destino e una patria che non esiste più, e durante il suo interminabile viaggio sosta in una città dell'est europeo scendendo in quell'Hotel Savoy che, con l'infinita varietà dei suoi ospiti, si rivelerà specchio fedele della crisi del vecchio mondo e dell'Impero asburgico tra la sconfitta bellica e l'ondata rivoluzionaria proveniente dalla Russia. "L'Hotel Savoy era come il mondo, all'esterno brillava di uno splendore maestoso, sprizzava lusso dai suoi sette piani, ma vi dimorava la povertà". Gli ospiti e i frequentatori dell''albergo, dall'industriale Neuner al commerciante Bòhlaug fino alla povera Stasia, ballerina del varietà locale, e allo stesso Gabriel Dan e al clown Santschin sono tutti, assieme agli operai in sciopero che assediano l'albergo, gli attori di una corale commedia umana che si svolge sul palcoscenico di un mondo sull'orlo di una tragedia epocale.