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Tra i racconti di Joseph Conrad (1857-1924), "Amy Foster" (1901) è forse quello che più di ogni altro ci narra quale deve essere stata l'esperienza stessa dell'autore quando, nel 1878, dopo aver tentato il suicidio, decise di imbarcarsi come semplice marinaio polacco su di una nave della marina mercantile britannica: il senso di estraneità, l'impossibilità di farsi capire, la solitudine... Tutti questi sentimenti deve averli provati anche il ventunenne Teodor Józef Konrad Korzeniowski, discendente da una famiglia dell'antica nobiltà terriera polacca; e non è certo un caso che il protagonista del racconto, Yanko, provenga dall'Europa dell'Est come il suo autore. Ma più che i possibili tratti autobiografici della vicenda narrata, quello che oggi colpisce è la straordinaria attualità di questo racconto, perché la storia di Yanko è per molti versi la stessa di quella di tanti immigrati che si trovano a vivere in paesi di lingua, cultura, religione, tradizioni diverse, incapaci di farsi intendere e considerati soltanto alla stregua di un pericolo per la comunità. Nel racconto, neppure l'amore può trionfare; anzi, la storia d'amore tra lo straniero Yanko e la giovane Amy arriva a sconvolgere ulteriormente la situazione fino al tragico epilogo finale.