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«...Il tempo della poesia di Laura Canciani è il tempo interiore, quello dell'anima, e non si lascia scandire in sequenze puntuali, in un prima e in un dopo. Così come, estro-flessa quale un'improvvisa eruzione o rasciugata di rimando dalla luce di un verbo che è da sempre e precede qualunque storia, la parola della poesia non può che agire di riflesso, per accenni che non durano, come un'eco che talora rinforza, eco però, voce rifratta e indiretta: è difettiva questa parola, e non può che esserlo, essa che pure insegue invariabilmente una sua consistenza, essa che ha nella consapevolezza della sua precarietà, paradossalmente, la sua forza (non so parlare, non so scrivere: è scritto nello Strumento ignaro, un titolo esemplare nella sua capacità di indicazione: l'apertura verso quell'oltre di cui diviene testimonianza, e mezzo, si ottiene dunque dal sapersi piccoli della poesia, dell'uomo)...» (Dalla prefazione di Marcello Carlino)