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«... La protagonista di questo poemetto, in mezzo al teatro naturale scrutato e sorpreso con grande forza poetica, si fa donna volpe, donna albero, donna collina nel tentativo di comprendere cosa significhi in quel momento o torno di vita, decisivo, ferito, doloroso, essere completamente donna. Guardando le tracce e i movimenti, specie di lei, la volpe, che diviene specchio, sorella, anima quasi. Non è certo la prima volta che in poesia questo tentato rispecchiamento tra momento morale e natura si dispiega con tale forza e sorprendente densità. Ma qui si è come portati all'interno di questo movimento. La de Filippis ha una speciale genialità nel tenerci attoniti e immersi. Riesce a farci vivere quel confronto, dolce ma anche spietato, tra natura umana e natura dall'interno, in movimenti cangianti e vivissimi. Ha versi che ti si piantano nelle costole e pensi: che brava...» (Dalla prefazione di Davide Rondoni)