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Israel Joshua Singer, figlio di un rabbino polacco, autore di celebrati romanzi quali "La famiglia Karnowski" e "I fratelli Askenazi", a proposito del quale Claudio Magris ha parlato di «ultimo 'classico' della letteratura yiddish, e quindi uno degli ultimi classici del romanzo ottocentesco», è in realtà anche un sublime autore di racconti da poco riscoperti dalla Passigli Editori e fortemente apprezzati dai lettori. Dal classico "shtetl" dell'Europa centrale e orientale alle città di Varsavia e Cracovia, dalla Russia e dalla Mitteleuropa agli Stati Uniti, la diaspora ebraica è la vera protagonista dei racconti di Singer, testimone attento e partecipe di una grande tradizione che si dispiega in personaggi e situazioni che rispecchiano in modo magistrale il finissimo senso dell'humour del mondo ebraico. In "Ebrei di campagna" Israel Singer riesce a scolpire nel breve spazio di un racconto la decadenza di una famiglia, tema assai ricorrente nella sua narrativa: a causa della morte di Uri Levi Shapir, proprietario terriero in Polonia e uomo di grande dottrina e grande umanità, ma anche a causa della Grande Guerra che ha segnato la fine di un mondo e la nascita di nuovi tempi, la famiglia, che non riesce a interpretare il nuovo mondo, si sfalda. Situazione dolorosa ma, come sempre in Israel Singer, la narrazione scivola piacevolmente in un'aura di leggerezza e di ironia.