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"Fin dal titolo, 'Trittico del distacco' ci immette nella materia più oscura e paurosa della vita di un uomo: il tempo in cui dobbiamo lasciare le cose del mondo, discendere 'in un gorgo / che sempre più ti attira / verso il fondo / verso il fondo / verso il fondo', come leggiamo nell'undicesima stazione della seconda sezione (Centro Alzheimer), interamente dedicata al padre del poeta. [...] Eppure, in queste pagine che stanno al centro del libro, è la tenerezza a prevalere nel rapporto di un figlio 'diventato padre di mio padre', di un padre 'diventato figlio di tuo figlio' (X, 1-2). 'Adesso ti xe un albero, papà, / un albero grando / sensa nome / dove le seleghete va a ripararse / quando ghe xe vento / e la vita se desmèntega de la vita': così il prologo in dialetto - la lingua paterna - introduce il tema-chiave della sezione, forse del libro stesso: in quel desmentegar non è solo il destino del padre, e di tanti come lui rinchiusi nel Centro Alzheimer del titolo, ma è anche il ritmo della natura stessa. In quel padre che diviene albero, 'uno de quei alberi / che no gà più bisogno de niente', in quella perdita di nome e di parole intellegibili, in quella inconsapevolezza (XII, 7-8) della vita che si abbatte su di lui come sui suoi compagni, è come se si affermasse una legge di natura di cui l'uomo è solo una patologica - provvisoria - eccezione." (dalla prefazione di Giancarlo Pontiggia). Postafazione di Maurizio Casagrande.