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"Pagina dopo pagina questo diario poetico indaga la misteriosa (numinosa?) eterogenesi dei fini: chi ci conduce dove non vorremmo andare? Chi ci costringe ad essere esploratori dell'inutilità? Bisogna accorciare le distanze per accorgersi che nella città di pietra non sono le mura (né le scrivanie) a impedire all'odore della morte di entrare nel perimetro della nostra vita e trasformare il dolore in bellezza, ma la presenza degli altri, il nostro essere per gli altri senza mercanteggiare, senza nulla chiedere in cambio ("Mi chiedo cos'è la poesia se non parla / alla gente comune")..." (Dalla prefazione di Sauro Albisani).