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Il film di Clint Eastwood "J. Edgar", che vede protagonista Leonardo Di Caprio, ha riportato prepotentemente alla ribalta il personaggio di Edgar J. Hoover, del quale, in occasione del suo funerale, Ronald Reagan disse: "Nel corso del XX secolo, nessun uomo ha rivestito tanta importanza per il proprio Paese quanto Hoover": cosa verissima, ma di quale materia era fatta l'importanza di quest'uomo, capo dell'FBI dal 1924 al 1972, sotto ben otto presidenti? Hoover aveva esteso una propria rete di controllo capillare sulla vita di tutti i più importanti cittadini del Paese, dai Presidenti alle stelle di Hollywood, dai capi mafiosi agli oscuri politici di provincia - rete che si intersecava con le più importanti vicende americane di un cinquantennio, dalla 'caccia alle streghe' della Commissione McCarthy alla tolleranza verso la mafia, dalle vicende della seconda guerra mondiale alla crisi di Cuba, dal Sessantotto alle proteste contro la guerra in Vietnam, dagli assassinî di John e Robert Kennedy alla morte di Marilyn Monroe - attribuendosi il ruolo di Lord Protettore di un'America tradizionale e conservatrice. Ma come convivevano in Hoover il più rigido puritanesimo americano e la sua condizione di omosessuale? Questo romanzo è basato su di un presunto memoriale di Clyde Tolson, amante di Hoover e vicedirettore dell'FBI, e ricostruisce un personaggio e un periodo apparentemente inconciliabili, svelando quanto il 'sogno americano' sia costituito anche da realtà in conflitto tra di loro.