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Andrés de Casas Sosas, il protagonista di questo romanzo, è l'ultimo abitante di Ainielle, un paese abbandonato dei Pirenei aragonesi. Una sorta di Robinson montanaro, che però racconta, in un monologo allucinato e spettrale, la fine di un mondo che è anche il suo. E la "pioggia gialla" delle foglie autunnali sembra scandire questo fluire del tempo, mischiandosi con la voce del narratore che evoca gli abitanti scomparsi, o meglio l'unica vita ancora possibile: quella della memoria, certo, ma anche quella della 'visione'. Infatti, come scrive Paolo Collo nella postfazione, "La pioggia gialla" non è soltanto il romanzo di un uomo che muore assieme al suo paese, non è soltanto la fine di un'anima sempre più smarrita davanti all'inesorabile avanzare del nulla, o l'allegoria di una morte individuale che inevitabilmente contagia quanto gli sta attorno; "La pioggia gialla" è anche, a ben vedere, un 'realissimo' romanzo dell'orrore: la casa stregata, i fantasmi, le voci, il cimitero, i 'non morti', il sangue, gli 'altri', la natura ostile e velenosa, il delirio, l'abisso...