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Un libro dolce e terribile, questo di Daniele Cavicchia. La perdita atroce di una figlia ancora ragazzina, ma una perdita che non si rivela soltanto nell'assenza della persona, ma anche nella consapevolezza della ricchezza inestinguibile di quella presenza. Micol è l'assoluta protagonista di questa raccolta, tutti i versi scaturiscono da lei, ed è così che questo libro, come scrive Marco Tornar nella presentazione, "nasce più da una risposta di chi non può più parlare che da un 'elaborazione definitiva. Va per ciò ascoltato come un prezioso intervallo, un 'occasione di cura, tra vane interrogazioni di un 'epoca troppo violenta, per tutti noi".