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"L'esatta fermezza della scrittura, appena un po' delirante, ma inoppugnabile nel suo proprio ordine, mi ha convinto per prima. Sentivo insomma che mi trovavo di fronte a un artefatto conchiuso appunto nella sua arte: nello stesso tempo avvertivo che non era protervo né riposava nella propria sdegnosa consistenza ma vibrava internamente, come una macchina in moto. Ho evocato, avendoli risvegliati da un lungo letargo, poemi in prosa di più o meno gloriosa ascendenza che mi aiutassero nella definizione: non tanto quelli romantici e ottocenteschi quanto i più moderni da Campana e dai surrealisti in poi; ma il loro possibile modello ha funzionato molto poco, e se mai, superficialmente." (Mario Luzi)