Tab Article
Giovanni Miani (1810-1872) dedicò la vita alla scoperta delle sorgenti del Nilo. La sua fu una vicenda da romanzo d'appendice o da film, un Indiana Jones dell'Ottocento: nato "bastardo" a Rovigo, a Venezia ricevette l'educazione e i riguardi che spettavano al rampollo di un nobile casato, pur non ricevendone il nome o il titolo. Fu, senza successo, musicista e patriota. Trovò rifugio a Costantinopoli e poi in Egitto, inseguendo ovunque sogni, chimere e rivalse, sino ai diversi tentativi di scoprire le sorgenti del Grande Fiume. A centocinquant'anni dalla morte, il volume racconta le vicende di una personalità irrequieta e fuori dagli schemi, ma anche delle imprese di un esploratore-reporter che, in un'epoca di colonialismo brutale, seppe denunciare le ingiustizie che via via andava scoprendo, riscuotendo il rispetto e l'ammirazione delle tribù locali per il suo coraggio e la sua generosità. Per loro era diventato "il leone bianco del Nilo".