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Le vicende biografiche di Tommaso Rodari (notizie dal 1484 al 1526), scultore nativo di Maroggia e a capo di una bottega di cui fecero parte i suoi fratelli Bernardino, Donato e Giacomo, ce lo presentano come un artista attivo principalmente nei territori dell'antica diocesi di Como: dal cantiere per la costruzione della Cattedrale - del quale fu nominato ingegnere nel 1487 - alla Valtellina, passando per l'alto Lario e per i territori dell'attuale Cantone Ticino. Benché circoscritta entro un raggio limitato, l'attività del Rodari ebbe indubbiamente un forte impatto per l'arte di quelle zone, in quanto fu proprio solo con l'arrivo del maroggese nel Comasco che, in pochi anni, furono abbandonati i fluenti ricaschi tardogotici di matrice jacopinesca, che ancora negli anni Ottanta del Quattrocento contraddistinguevano la produzione artistica lariana, in favore di quel linguaggio figurativo aspro ed espressivo - di cui il Rodari fu portatore - che, dalla metà del decennio precedente, stava caratterizzando la scultura rinascimentale dei maggiori centri del Ducato di Milano. Attraverso l'analisi delle dinamiche artistiche e sociali che sottostanno alla gestione e alla direzione di un cantiere importante come quello per l'erezione del Duomo di Como, dove contemporaneamente ai Rodari erano attivi pittori, maestri vetrai, orefici e altri scultori, e ripercorrendo la storiografi a dedicata ai quattro fratelli e le criticità ad essa correlate, che hanno talvolta distorto la percezione del loro operato, il presente volume ricostruisce l'attività di Tommaso Rodari e della sua bottega riassestando la cronologia di alcune opere e proponendo un percorso lineare dagli esordi fino alla tarda attività. Prefazione di Giovanni Agosti.