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Il volume rende omaggio a Nicola di Pier Gentile di Amatrice detto il Filotesio, maestro dell'arte italiana della prima metà del Cinquecento, che ad Ascoli in particolare ha lasciato un ricco patrimonio artistico durante i suoi quarant'anni di permanenza. Attraverso puntuali contributi critici e un cospicuo corredo iconografico si analizza l'itinerario professionale di Cola, un percorso che si snoda lungo la Via Salaria, da Amatrice alle pendici dell'Appennino centrale, fino a Roma e ritorno. I luoghi toccati dal Filotesio emergono nitidi: oltre ad Ascoli, le abbazie di Farfa e di Subiaco, L'Aquila, Perugia, Città di Castello. Le sue principali opere di pittura e di architettura sono messe in dialogo con il contesto artistico piceno di poco precedente (Carlo Crivelli, Pietro Alamanno, Pietro Vannini) e con artisti importanti per la sua educazione pittorica, quali Antoniazzo Romano, Filippino Lippi, Perugino, Pinturicchio, Luca Signorelli e Sodoma. Ma al centro di questi studi vi sono il soggiorno capitolino del 1512-1514 e il folgorante incontro con i cantieri della Roma di Raffaello e di Bramante, esperienze vivificate dagli scambi con altri maestri erranti, Pedro Fernández da Murcia su tutti. Durante quella e altre successive sortite nell'Urbe, Cola attinse febbrilmente invenzioni, idee e progetti, riportando precocemente tali novità nella Marca e diventando nel frattempo anche architetto. Attraverso l'operato del Filotesio si racconta quindi la storia di una terra che è sempre stata crocevia di scambi economici e culturali, ma che, drammaticamente ferita dal sisma del 2016, ha dovuto recentemente affrontare questioni non secondarie legate al recupero e alla ricostruzione della memoria, e alla valorizzazione del suo grande patrimonio.