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Il Museo Accorsi-Ometto, nato per far conoscere uno straordinario patrimonio di arredi e di opere d'arte, ha tra i suoi compiti, oltre alla salvaguardia dell'arte del XVIII e XIX secolo, anche l'ampliamento delle proprie raccolte, mantenendo inalterato il gusto e lo spirito collezionistico del fondatore, Pietro Accorsi. Il volume illustra le acquisizioni operate negli ultimi dieci anni allo scopo di colmare alcune lacune espositive e, soprattutto, di "riportare a casa" capolavori dell'arte piemontese che rischiavano di migrare all'estero o di perdersi nel labirinto del collezionismo privato. Tra questi, i tre gruppi scultorei in terracotta di Francesco Ladatte, lo scultore dei re di Francia e di Sardegna, e i mobili di Pietro Piffetti, autore di alcuni tra i più celebrati capolavori dell'ebanisteria barocca. Sono solo una piccola parte degli oggetti entrati in museo: ne sono altri esempi l'incantevole Venditrice di Amorini in biscuit di Meissen del 1790-1800; le miniature francesi che ritraggono eleganti gentiluomini e nobildonne del XIX secolo; gli oggetti in porcellana della manifattura di Vincenhes e della dinastia Qing montati su bronzi dorati e, ancora, i ritratti dei Savoia di Louis-Michel van Loo e di Giovanni Panealbo, le Allegorìe di Giuseppe Bernardino Bison, gli orologi francesi e gli argenti napoletani. Tutte opere che rappresentano un omaggio incondizionato alle arti decorative e, allo stesso tempo, uno spassionato amore per il bello.