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Attraverso una pittura dominata dai colori della terra e dai sapori arcaici, Zoran Music (Gorizia, 1909 - Venezia, 2005) ci consegna un racconto intimo e personale del suo vissuto, intrecciato ad alcuni momenti che hanno segnato la storia del Novecento. Nato nel mosaico etnico, culturale e linguistico dell'Impero austro-ungarico, Music è un artista nomade per scelta e per costrizione che davanti ai diversi paesaggi del suo peregrinare - dalle colline dalmate a quelle senesi, dai profili rocciosi alle vedute di Venezia - porta avanti "un processo di agnizione di se stesso attraverso i dati visivi" che trasforma queste vedute in un vero e proprio "paesaggio d'anima", come scrive Flaminio Gualdoni. Una ricerca quindi che si avventura a sondare la profondità della coscienza, anche nei suoi abissi più profondi vissuti dall'artista nella tragica esperienza della deportazione a Dachau, per dare vita a una pittura che, per usare ancora le parole di Gualdoni, "non restituisca visioni ma densità affettive di snudato statuto poetico".