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Il tema dell'ultracorpo ha popolato l'arte di Enrico Baj (Milano, 1924 2003), per oltre trent'anni, a partire dal 1951. Il volume, nel ripercorrere le linee della ricca produzione del maestro milanese, ricostruisce le trasformazioni e i cambiamenti di questa particolare "invenzione figurale". L'ultracorpo è una creatura antropoide che ha preso anima e corpo nella riflessione di Baj, non solo come motivo iconografico di amara ironia e humour noir, ma anche come metafora di timori profondi, da una parte legati al rischio contingente di una guerra nucleare, dall'altra segnati da uno spettro più recondito e universale. A illustrare il tema dell'ultracorpo, sono una serie di dipinti e collage, alcuni esemplari dalle serie dei "mobili" e degli "specchi", dei "meccani", dei "generali" e delle "modificazioni", oltre a trenta piccoli personaggi "in meccano" che costituiscono il Teatro di Ubu (1985) e l'installazione monumentale dell'Apocalisse (1978-83). Il volume, grazie a una ricca antologia di testi, documenta anche l'attività di Baj quale teorico, giornalista e scrittore, che ha saputo intrattenere un fecondo dialogo con i maggiori intellettuali e artisti del Novecento, da André Breton ad Arturo Schwarz, da Italo Calvino e Dino Buzzati, a Umberto Eco e Jean Baudrillard, da Octavio Paz a Edoardo Sanguineti, per fare qualche nome.