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Le diafane sculture-pitture monocrome dell'artista svizzera Anne Blanchet (Vuarrens, Svizzera, 1947) incapsulano un'impercettibile fluidità materiale dello spazio, danno forma all'evanescenza, creano un'esperienza di movimento e aprono il nostro sguardo a prospettive ignote e silenti, rigorosamente bianche. Sono spartiti di luce che si incidono su particolari fogli in plexiglas di qualche centimetro di spessore, apparentemente morbidi, opalescenti come la ceramica cinese, luminosi e trasparenti, che plasmano la luce, in cui la protagonista è una linea vibrante tesa verso l'infinito. Il volume, con un testo di Jacqueline Ceresoli, è completato da una nota biografica.