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C'è una tela di struggente bellezza agli Uffizi che illustra un'immaginaria visitazione della famiglia d'Elisabetta alla famiglia di Maria. Giuseppe alza col braccio la tenda che separa dalla strada la stanza umile dove la vicenda domestica si svolge e dove fin a poco tempo prima il falegname lavorava: l'attestano gli strumenti lasciati in fretta per terra e quel truciolo di legno che s'arricciola sul selciato della via. L'aria è quella d'una visita in un giorno di festa per le due famiglie. Il presagio d'una sorte ineluttabile a mala pena tocca i pensieri dei convenuti a quel colloquio d'assorta serenità. Si capisce subito come la tela possa rappresentare i temi su cui verte il VII Incontro Mondiale delle Famiglie, intitolato "La famiglia, il lavoro e la festa", presieduto da papa Benedetto XVI. Ma c'è di più. La tela - di mano d'uno dei più grandi artisti della stagione controriformata, Federico Barocci - fu, secondo la convinzione prevalente, richiesta al pittore in occasione della visita a Urbino di papa Clemente VIII nel 1598. Che altro si sarebbe dunque potuto trovare di più consono alla bella esperienza che la cittadina di Bresso, con la presenza del papa, avrebbe vissuto? La scena - titolata Madonna della gatta per la presenza d'una gattina che allatta ai piedi della Vergine viene qui esposta con accanto quattro disegni preparatori, l'autoritratto di Barocci in età avanzata e un arazzo che nel 1664 fu tessuto per volontà dei Medici da Pietro Févère a replica fedele della tela baroccesca.