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Il volume è dedicato a una delle pietre miliari della letteratura italiana, ovvero La Divina Commedia, presentata attraverso l'interpretazione che di essa ne hanno dato alcuni grandi artisti vissuti fra Ottocento e Novecento. Vere e proprie "visioni", in cui sono confluiti gli incubi, le angosce, ma anche l'estasi ispirata dal capolavoro di Dante Alighieri. Francesco Scaramuzza (1803-1886) è autore di una delle versioni iconografiche della Commedia più aderenti al testo dantesco. Famoso per la naturalezza delle immagini e per l'accurata riproduzione dei dettagli, fu ritenuto, dal letterato ottocentesco Luciano Scarabelli, il più valido illustratore dell'opera. Più note al pubblico sono invece le tavole disegnate dal francese Gustave Doré (1832-1883): con tratti robusti, marcati e decisi, propri della tecnica incisoria, seppe cogliere bene gli aspetti più realistici dell'opera dantesca, seppur con un predominio dei toni cupi anche al di fuori dell'Inferno. Uno dei più significativi illustratori danteschi del Novecento è infine Amos Nattini (1892-1985). A partire dal 1919, incoraggiato da Gabriele D'Annunzio, realizzò una grandiosa serie di cento tavole a corredo di una speciale edizione della Divina Commedia, che riscossero un notevole successo: la sua pittura, minuta e delicata, conferisce all'opera un'atmosfera quasi fantasy, fatta di sospensione e di incanto, dove il dramma è più accennato che realmente descritto.