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Il volume è dedicato all'opera di Huma Bhabha (1962, Karachi, Pakistan), artista che si è affermato grazie alla personale reinterpretazione di un soggetto dalla forte valenza concettuale: la testa umana. Nelle sculture degli anni Novanta così come nei più recenti disegni, l'artista ha rielaborato un archetipo trasformando diverse tipologie storico-artistiche: dalla maschera tribale africana e oceanica alle maschere comiche carnevalesche e a quelle indossate da attori e danzatori del teatro indiano, dai volti grotteschi della pittura espressionista a quelli ibridi e demoniaci rintracciabili nei personaggi dei film di fantascienza o nei fumetti della Marvel. L'artista costruisce dunque il volto umano come un luogo in cui tutte le possibilità espressive possono essere raggiunte. Il volume accoglie un testo critico di Mario Diacono, che ripercorre e commenta la produzione dello scultore, e un testo dell'antropologo Giancarlo M. G. Scoditti, che esplora la nozione di maschera alla luce dei significati che essa ha in molte culture etnografiche.