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La paura di cadere è una paura molto antica. Cadere è l'opposto di volare e concettualmente si manifesta attraverso la dialettica della pesantezza, di ciò, e di colui, che cade a terra. Cadere è connesso anche a camminare male, barcollare, saltare, a perdersi e anche a fallire. Nell'esperienza artistica moderna e contemporanea cadere diviene un'azione intenzionale. Un'azione che coinvolge il corpo dell'artista e spesso il destino dell'immagine dell'opera d'arte. Equilibristi, saltimbanchi, clown, le gags di Chaplin o Buster Keaton, i personaggi aggrappati ai cornicioni o a davanzali dei film di Alfred Hitchcock, il funambolo Philip Petit sospeso fra le torri gemelle di New York, sino alle traiettorie sperimentate da Bruce Nauman o da Bas Jan Ader, sono tutti esempi di figure dell'esperienza artistica legate all'esercizio della caduta. Nello stesso tempo, cadere è anche un.azione legata alla pratica della pittura, ai suoi procedimenti messi in atto nel Novecento, a cominciare dai drippings di Jackson Pollock, sino a tutte quelle opere realizzate con cadute o colature del colore su superfici poste a terra e non più attaccate a un muro. "Broken Fall" - secondo volume della collana Outline -, riflette su questa condizione di caduta dell'opera d'arte attraverso una scrittura per immagini e non descrittiva. Una caduta che, dagli inizi del 900, si si rivela come una angosciante e, insieme, brillante, strategia fallimentare.