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Libera (Libera Mazzoleni), artista attiva dagli anni settanta, pone da sempre al centro della sua espressione artistica la necessità di una relazione critica con la storia e la contemporaneità, esplorate nei loro problematici e contradditori aspetti. In questo volume Libera propone una riflessione sul tema dell'esclusione, della separazione e dell'emarginazione attraverso l'emblema del muro o, meglio, dei muri che quotidianamente vengono elevati per separare, per allontanare, per predare, per dominare, per uccidere. Immagini note attraverso i mass media, che l'artista ha montato una accanto all'altra come a voler creare un'insistente costellazione dell'orrore, priva di vie di fuga. Dal Ruanda alla Bosnia, dall'Iraq al muro di Melilla si susseguono i muri delle mine antiuomo, dei fili spinati pensati come dispositivi di difesa contro un minaccioso "altro", i muri sinistri delle prigioni dove si tortura, i muri del patriarcato con i suoi veli che separano il femminile dal maschile. I muri che si vedono ma anche quelli che non si vedono, ma che abitano nell'uomo come rigide barriere che imprigionano la mente, rendendola incapace di interrogarsi sul senso di ciò che accade.