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La figura di Ettore Colla (Parma, 1896 - Roma, 1968) è anomala nel panorama della scultura italiana giunta a maturazione alla metà degli anni cinquanta: l'utilizzo di materiali trovati, di frammenti di ferro, di parti di macchinari ha infatti enfatizzato l'elemento della "materia" e del "materiale" questione fondamentale delle poetiche informali - in una disciplina, la scultura, che solo nel decennio successivo e con le pratiche installative e ambientali avrebbe trovato il suo ambito naturale. Ma Colla è ancora scultore attento alla forma, e nel suo isolamento italiano si trova paradossalmente in compagnia di una serie di artisti internazionali - da Julio Gonzàlez a David Smith, da Jean Tinguely ad Anthony Caro - che come lui sono stati i precursori del rinnovamento della scultura, pur non rinunciando mai a un rigoroso equilibrio tra gli elementi tradizionalmente fondamentali del linguaggio plastico. La selezione di opere, il saggio storico-critico di Marco Meneguzzo, gli apparati scientifici ampliati e aggiornati, fanno di questo volume un importante strumento di conoscenza di questo artista.