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Il volume raccoglie una serie di riflessioni sull'itinerario biografico di Luigi Manini (1848-1936) e sull'ambiente culturale che ha fatto da sfondo alla sua formazione e alla sua attività in Italia e in Portogallo. L'indagine ha consentito di approfondire alcune questioni storiograficamente rilevanti per il periodo compreso tra gli ultimi decenni dell'Ottocento e i primi anni del Novecento: la sopravvivenza di una formazione da autodidatta; il possibile sviluppo contemporaneo di attività diverse (pittura, scenografia, architettura e fotografia), condotte con sapienza da addetto ai lavori convenzionalmente formato; i comportamenti di un protagonista della migrazione culturale; la priorità delle antichità locali rispetto all'antichità greco-romana e alla ricerca di un nuovo linguaggio. Ne emerge, alla fine, un quadro che collabora alla comprensione del definirsi dell'architettura tra ruolo di formazione di una coscienza nazionale e adesione alla modernità.