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È negli spazi senza confini delle steppe ucraine che a partire dalla fine del II millennio a.C. si sono affermati, a ondate successive, gruppi tribali nomadi condotti da straordinari cavalieri, il cui rango sociale si riflette nei sontuosi oggetti emersi dalle sepolture monumentali a tumulo, i kurgan, "piramidi" delle steppe. Questi popoli guerrieri, che hanno avuto nella mobilità il loro punto di forza, sono chiamati dalle antiche fonti scritte di epoca greca, romana e medievali Cimmeri, Sciti, Sarmati, Goti, Unni, Avari, Khazari, Peceneghi e Polovzi. Sfolgoranti ornamenti, armi impreziosite dall'oro, pregiato vasellame e ricche bardature di cavallo scoperti nel territorio dell'odierna Ucraina rappresentano segni di potere e prestigio di queste indomite genti. Terra di frontiera fra Europa e Asia e crocevia di popolazioni, l'Ucraina si affaccia sul mar Nero, segnando l'inizio delle steppe, un mare d'erba che dal Danubio al fiume Giallo si estende per più di 7000 chilometri. Poste ai margini del mondo allora conosciuto, le steppe sono luogo privilegiato di leggende, dal mito degli Argonauti a quello delle Amazzoni, fino a segnare l'ingresso dell'Oltretomba, cantato da Omero ncll'Odissea. Nell'alone di mistero che circonda questi territori "avvolti dalle nubi", si è alimentato lo stereotipo di uno "scontro di civiltà", di un mondo contrapposto fra nomadi e sedentari: bellicosi e imprevedibili i primi, pacifici e razionali gli altri.