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Non esiste un soggetto stabile e autonomo, che nell'incontro amoroso viene a trovarsi al cospetto con l'altro, il suo altro; semplicemente è un'ipotesi destituita di fondamento. A questo fantasma, che molta letteratura e cinematografia continuano imperterrite a celebrare, il filosofo Markus Steinweg contrappone l'ipotesi di un soggetto senza soggettività, di un soggetto senza obiettivi e senza origini, che nell'incontro amoroso scopre lo spazio, e se si vuole il non-luogo, ove può assumere fino in fondo proprio quest'assenza di télos e di origini. Nell'amore i soggetti abbandonano la base sicura della loro (presunta) identità, per sporgersi sull'abisso del non-sapere e del vuoto che li separa e nel contempo li unisce. Il saggio si snoda sul tema dei discorsi attorno al soggetto sviluppati negli ultimi trent'anni in particolare da Giorgio Agamben, Alain Badiou, Gilles Deleuze/Félix Guattari, Jacques Derrida, Jean-Luc Nancy e Slavoj Zizek. Di questi grandi pensatori della fine del XX e d'inizio del XXI secolo riprende le trame, non già per porne in evidenza le differenze, bensì per farli convergere sull'apertura all'essere, al nulla, all'altro, e all'irriducibile contraddizione insita nell'amore - per l'appunto alla sua aporia.