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Niudd' appartiene a una generazione di italiani che ha attraversato un'esperienza storicamente inedita e irripetibile: un primo passaggio epocale, attraverso il Sessantotto, da un Paese arcaico, innocente e autoritario, a un Paese moderno; e poi un secondo, definitivo passaggio, negli anni Ottanta, da un Paese che aveva perso l'innocenza a una società in profonda crisi morale, sociale e politica. Senza radici e senza memoria di sé. Per inseguire i suoi miti e le sue ambizioni, Niudd' emigra da Bari a Roma per fare il giornalista politico, partecipando a quel clima in cui la liberazione viene vissuta in prima persona. Dopo un paio d'anni dalla nascita di sua figlia Saverin', Niudd' sfascia, come da copione, il suo matrimonio con Iagatedd', la ragazza che per amore lo aveva seguito nella capitale. Doppiamente sconfitto e ferito, torna nella sua città, a sopravvivere proprio nella casa in cui era vissuto da ragazzo, in attesa e con la convinzione di poter rivedere sua figlia. Qui fa i conti col proprio passato e col proprio insostenibile, inammissibile presente: l'assenza di sua figlia, dell'unica ragione di vita che gli è rimasta su questa terra. Almeno così crede...