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La morte di un uomo buono e i segni che lascia negli animi di quelli che restano, soprattutto quando i legami hanno la solidità patriarcale della famiglia Cialliku. Come fissati nel tempo, i protagonisti di questo romanzo si ritrovano tutti muti, contriti nella casa di Meta, detto Lala, e di sua moglie Ija: sono questi nonni il fulcro che tiene unita una famiglia che ha attraversato la storia balcanica vivendone sulla pelle le convulsioni politiche. La casa di Meta e Ija è teatro di tante vicende umane e politiche raccontate da più narratori: le nove persone riunite nel cordoglio sono le voci che animano il romanzo prendendo silenziosamente la parola, ciascuna con il proprio monologo interiore. Storia familiare, cronaca politica, confessione intima, tutto fa di questo romanzo una sorta di "Cent'anni di solitudine" balcanico, in cui Spanjolli oppone al fiammeggiante barocco di García Márquez una scrittura "popolare" di registro basso, senza rinunciare all'epico e al fantastico.