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"Il titolo di questo breve saggio richiama un famoso luogo dantesco (De vulgari eloquentia, I, XVI, 1) per prospettare in un modo per così dire storicamente (e letterariamente) rovesciato il rapporto istituito da Dante tra il 'suo' volgare (dando per inteso che la lingua della Commedia sia l'espressione più compiuta di quel volgare aulico, cardinale, curiale e illustre di cui egli andava alla ricerca) e i tanti volgari municipali della penisola in cui il 'poema sacro' è stato tradotto e interpretato. Insomma, quei volgari regionali, municipali, locali che Dante riteneva di rango inadeguato per la grande poesia si sono presi in qualche modo la rivincita, proprio grazie alla traduzione della Commedia ricavando lustro e prestigio, di modo che la luce del 'poema sacro' si riverberasse sia pure debolmente su di essi. Nel 2021 cade il settimo centenario della morte di Dante. Il nostro vuole essere un pur (...)".