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Le bambine educate dal regime fascista al destino di sempre, quello di essere "spose e madri esemplari" e prolifiche, negli anni Trenta furono formate anche con lo sport, con la mobilitazione civile, con tutti i mezzi di propaganda allora disponibili, a considerare la Patria come valore supremo e preparate alla guerra con un processo di modernizzazione autoritaria. Vissero poi da ragazze la dura realtà di una guerra totale che sconvolse la vita di tutti. Al momento dell'armistizio, ormai giovani donne, mostrarono valori di responsabilità e di partecipazione, e operarono quindi scelte opposte: la gran parte partecipò alla Resistenza civile e quotidiana, altre si arruolarono come Ausiliarie nella Repubblica di Salò.