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A partire dal IV millennio a.C. la civiltà babilonese fu culla dell'astronomia e dell'astrologia, lasciando un importante retaggio alle civiltà che seguirono. Secondo l'autore, non c'è differenza tra religione e cosmologia, la terra era lo specchio del cielo: la precessione degli equinozi aveva valore nel firmamento come nei racconti mitici e nella vita quotidiana; a ogni astro corrispondeva un punto dell'orizzonte, un colore, un metallo, una nota musicale, un numero. A Babilonia, come scrisse Elémire Zolla, "miti e riti erano astronomia cantata e recitata, si svolgevano sulla piana dello zodiaco e ogni passione ripeteva la tragedia dei contrasti fra le due metà della luna o la commedia della crocifissione equinoziale".