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Riproposto oggi, dopo trent'anni, in una veste profondamente modificata, con un inedito Ricordo di Elsa Morante, questo "bellissimo libro", come lo definì Valentino Bompiani, forse era destinato ad apparire diverso. Già quando uscì, nel 1970, rappresentò un'eccezione rispetto ai precedenti libri di viaggio. Non a caso "A passo d'uomo" è il suo titolo, perché "l'arte - dice Cesare Brandi - non è un sovrappiù, non è un lusso, ma la realtà propria, quella che non è data ma che l'uomo si dà". È questo il fondamento ideologico del libro. Precisamente "A passo d'uomo", dunque a esatta misura umana, egli ci conduce lungo un itinerario di paesaggi e avvenimenti artistici che non possiamo ignorare o "non vedere" nella nostra più alta qualità di viventi.