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"Il libro raccoglie la mia esperienza di fabbrica con intenzione di portare alla luce le realtà di quell'incredibile mosaico vissuto. Sono pezzi di storia mai emersa e non più recuperabili. Tanti appena usciti da quei cancelli hanno capito quanto la fabbrica li avesse derubati e deturpati. Solo alla fine hanno capito di essere stati semplici numeri di un grande ingranaggio e usati fino allo stremo. E ci si domanda: ne è valsa la pena soffrire così per un pezzo di pane? Lo scopo di queste testimonianze non vuole cercare solo di far comprendere cosa fossero realmente quei luoghi, ma riportare un monito alle generazioni future, far comprendere a cosa portano avventure così totalizzanti. L'umanità non può ignorare il passato nell'intraprendere decisioni future. È fondamentale non perdere la memoria di quell'immaginario collettivo, di quella stagione immersa in un inquinamento mentale senza precedenti nella realtà siracusana apportando guasti socio-ambientali tremendi. È la dimostrazione, che ancora una volta, il sud è stato trattato da colonia da dopo l'invasione garibaldina. Anche l'intero territorio è stato trattato da questi moderni invasori come un numero da usare fino in fondo. Oggi, con il sito in dismissione e la conseguenza di tante macerie che vengono etichettate e portate via, anche i lavoratori si sentono rifiuti, da etichettare e mandare via di cui l'azienda vuole disfarsi al più presto, perché oramai tutto è diventato provvisorio."