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Nella seconda metà del Trecento fecero la loro comparsa, in maniera più o meno diffusa in larga parte della penisola, i trattati di aderenza. Legami elastici e flessibili, le adherentie coordinavano fra di loro due poteri asimmetrici, solitamente una "potenza grossa" (come Milano, Venezia, Firenze, e così via) e realtà minori, come signorie o comunità. Le adherentie avevano, di per sé, schiette connotazioni militari: per mezzo di esse il principalis riceveva sostegno militare e logistico, mentre l'adherens otteneva protezione e differenti forme di legittimazione. Nota ma non ancora indagata a fondo, l'aderenza è un osservatorio privilegiato per esaminare le pratiche politiche bassomedievali in tutta la loro complessità. I Visconti, come e più di altre potenze, fra Tre e Quattrocento fecero costante ricorso a tale forma pattizia per gestire tanto i processi di costruzione statale che li videro impegnati, quanto le relazioni interstatali (pacifiche o conflittuali che fossero) con le altre potenze della penisola. Lo studio sull'aderenza nella sua "forma viscontea" permette così, da una parte, di apprezzare le caratteristiche e le peculiarità impresse al legame dai signori (e poi dai duchi) di Milano, mentre dall'altra consente di analizzare, sotto nuovi punti di vista, temi ampi e nodali come quelli inerenti ai processi di costruzione statale, alla nascita e allo sviluppo delle relazioni interstatali, allo scoppio dei conflitti, ai processi di pace, e molto altro ancora. Tematiche che, ancora oggi, continuano a dimostrare tutta la loro rilevanza.