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La fine del regime di apartheid in Sudafrica è stata lunga e travagliata, così come lo sono stati i rapporti tra Londra e Pretoria fin dall'inizio dell'Ottocento. Per avere un quadro delle decisioni e dei protagonisti del governo britannico che hanno reso possibile la liberazione di Nelson Mandela e degli altri prigionieri politici sudafricani, è importante analizzare tutte le fasi che hanno portato all'inizio di un nuovo corso per il Sudafrica. Un periodo chiave è rappresentato dall'inizio degli anni Ottanta; l'arrivo di Margaret Thatcher al n. 10 di Downing Street nel maggio del 1979 fu percepito dal governo sudafricano come un'occasione di rilancio interno e internazionale. Tuttavia, le aspettative furono presto deluse dalle costanti richieste del governo Thatcher di porre fine al regime di discriminazione attuato dal governo guidato da Pieter Willem Botha. Tra legami economici, commerciali e politici, il governo britannico optò per una politica di approccio costruttivo nota come "constructive relationship". Le strategie politiche, basate in passato sull'hard power, nel periodo analizzato hanno, invece, privilegiato misure di soft power. In piena Guerra Fredda, tra pressioni internazionali, colloqui segreti e difficili equilibri nel Commonwealth e in Europa, il governo di Londra dovette destreggiarsi su diversi fronti, nel tentativo di proteggere i propri interessi e quelli dei paesi alleati, sia pro sia contro le sanzioni economiche. L'analisi del punto di vista del governo britannico vuole essere un contributo alla comprensione del processo decisionale che ha spinto il governo di Londra a prediligere la strategia di relazione costruttiva nel rapporto con il Sudafrica.