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Gli interventi di questo volume si pongono diverse domande sul tema del gioco, sempre declinando gli interrogativi verso l'ambito disciplinare della pedagogia. L'attenzione è rivolta a come l'educatore si pone verso il puer ludens, anche e soprattutto nei diversi contesti scolastici dell'infanzia: l'esperienza ludica svolge infatti una funzione determinante nell'evoluzione individuale e collettiva dell'esistenza umana, nei processi di apprendimento e nelle manifestazioni creative. Ci si chiede anche quanto il gioco possa confliggere con il mondo scolastico e lavorativo, considerato invece serio e impegnato perché socialmente e moralmente disciplinato. Ci si domanda altresì se il giocare possa costituire un vero e proprio stile di vita individuale e comunitario, implicante, in modo integrato, atteggiamenti disciplinari eticamente attesi e non conflittuali con l'intimo bisogno autorealizzativo e creativo presente nell'uomo. Il gioco è infatti un mezzo di sviluppo e conoscenza del mondo, teso a trascendere lo spazio-tempo circoscritto e separato dai segmenti della quotidianità socioeducativa. Se si può asserire che il gioco infantile non si pone in una dimensione diversa dalla realtà, ma che per il bambino è la realtà stessa, princìpi simili sono applicabili anche alle successive età, convinti che si possa assistere a un progressivo e maturativo procedere metamorfico del gioco - già in età scolastica - in attività pensabili come attività "ludiformi", per certi versi "giocose", seppure consone allo svolgimento di attività e compiti sempre più complessi e impegnati, continuativi e progressivi.