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Qual è il trait d'union tra un sapere sull'educazione e un sapere su di sé come educatore? Oggi le professioni educative e di cura sono soggette a una rappresentazione in cui un ideale scientifico, costruito su parametri di obiettività, conduce a sottovalutare l'investimento sensibile che orienta un educatore nel suo lavoro relegando gli affetti nell'alveo di una conoscenza sospetta per il suo portato di soggettivismo. A fronte delle emergenze educative della nostra società, il testo vuole riflettere da una prospettiva interdisciplinare, aperta ai linguaggi dell'arte, del mito e della poesia, sulla continuità tra corpo, affetti e pensiero nella formazione come nel lavoro educativo, per pensare dispositivi formativi che si prendano cura dello sguardo dell'educatore. La capacità di rispondere ai disagi sempre più diversificati degli utenti richiede una postura critica, capace di accedere a parole parlanti, come a gesti non precodificati. Il libro si rivolge agli educatori e ai professionisti della cura come un invito a coltivare spazi di consapevolezza, presenza a sé, cura del contesto e tensione a vivere la propria vita emotiva come fonte inesauribile di interrogazione.