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L'Italia è terra di approdo e di transito per persone che migrano. L'Italia è anche, da vent'anni, terra d'asilo e di protezione. La storia del sistema-asilo italiano può essere compresa e raccontata esplorando una delle sue più evidenti e dibattute dimensioni: l'accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati. Nel corso degli anni il modo in cui l'Italia ha protetto e accolto le persone che hanno chiesto asilo ha promosso la proliferazione di innumerevoli tipologie di progetti e centri d'accoglienza. Si sono così sviluppate quella eterogeneità e frammentazione che ancora oggi caratterizzano il sistema-asilo italiano, divenendo emblema - oltre che conseguenza - del costante impiego di politiche emergenziali per rispondere a quelle che negli anni sono state interpretate come crisi migratorie. Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (Sprar), una rete di progetti diffusa dal 2002 su tutto il territorio nazionale che è divenuta punto di riferimento nella storia dell'accoglienza, si è rivelato tuttavia negli anni insufficiente. Al suo fianco sono nate soluzioni emergenziali: nel 2011 l'esperienza dell'Emergenza Nord Africa (ENA) e nel 2015 quella dei Centri di Accoglienza Straordinari (CAS). A fine 2018 una nuova svolta investe il mondo dell'asilo e dell'accoglienza, con quella che verrà qui definita una vera e propria crisi del diritto d'asilo; per la prima volta richiedenti asilo e titolari di protezione umanitaria verranno esclusi dall'accoglienza Sprar, acutizzando la scissione tra i meritevoli e i tollerabili. Questo testo racconta un pezzo di questa storia, di queste storie, grazie alle narrazioni di operatori, rifugiati, volontari, docenti di lingua italiana ed esperti che negli anni hanno vissuto il continuo modificarsi dell'accoglienza in Italia. C'è una domanda di fondo che accompagna questa indagine: esiste una cultura dell'asilo, che dimostri l'esistenza della consapevolezza che l'Italia è un Paese di asilo e di accoglienza, oltre che di transito e di emergenza?