Tab Article
Il titolo del volume, al di là dell'omaggio a Grazia Deledda, suggerisce più di una rispondenza all'intendimento della ricerca qui condotta. Con la stessa tenacia e naturale schiettezza del musco alla pietra, le parole delle autrici e degli autori esaminati aderiscono, infatti, ai paesaggi dell'Isola senza mai ridursi a calco rappresentativo grazie alla densità dell'immaginario antropologico e simbolico che, reinventando i luoghi, delinea orizzonti di un'autentica poetica paesaggistica. Se la geografia dello sprofondo tracciata da Giulio Angioni sottrae la Sardegna a regressioni nostalgiche, similmente, l'epica della marginalità di Sergio Atzeni ne sonda la dimensione di alterità e di resistenza alla colonizzazione del pensiero dominante. Non meno centrale si rivela il fairyscape dei luoghi visionari di Alberto Capitta, il quale affida alle sue creaturine un'intima corrispondenza ai paesaggi dello sguardo. E Maria Giacobbe accoglie l'emergenza di ricordi che, affiorando, disegnano l'atlante arcipelagico di una terra sospesa tra bellezza e dolore. Parimenti, la voce estrema e radicale di Savina Dolores Massa sa cogliere, e dipanare, nella configurazione di Madre-Paesaggio, i fili di una relazione ombelicale con la propria terra. Voci diverse, eppure percorse da una convergente dimensione etica originata da uno sguardo che scruta, interroga, trasfigura. L'apparato di colloqui, in calce al volume, dischiude prospettive ulteriori di riflessione.