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Théodore Flournoy (1854-1920) è uno dei padri della moderna psicologia. Benché riconosciuto e celebrato in vita, fu poi rapidamente e per molto tempo dimenticato. Oggi è ricordato, non senza fraintendimenti, come uno studioso dell'occultismo e dei fenomeni medianici e come un fondatore della psicologia della religione. In realtà fu anche tra i primi in Europa ad aprire un laboratorio di psicofisiologia sperimentale e protagonista di quel movimento verso la psicologia psicodinamica che ha trovato espressione nella psicoanalisi. Nella molteplicità dei suoi interessi di studio e di ricerca si evidenzia la continuità di una rigorosa attenzione epistemologica e metodologica. Questa prospettiva favorisce la delineazione efficace e restrittiva dell'oggetto, dell'ambito e dei limiti della osservazione psicologica di quell'attività pienamente umana che è la religiosità degli individui. Il modello, proposto con vigore all'attenzione degli studiosi suoi contemporanei ('esclusione metodologica del trascendente' e 'interpretazione biopsicologica dei fatti religiosi'), attraversa la storia dei decenni successivi ed è ancora un'eredità riconosciuta e vincolante per gli psicologi della religione, in ambito italiano non meno che internazionale. Un ampio studio di Mario Aletti introduce la complessa figura di Flournoy nel contesto della nascita della psicologia e sottolinea la fecondità del riconoscimento della religione come oggetto adeguato dell'indagine psicologica.